La nostra vita è costellata da esperienze di diverso tipo che ne costituiscono l’assetto principale. Tutte queste esperienze, positive o negative che siano, fanno parte dell’equilibrio della vita e ne creano la trama, ma a volte per difesa tendiamo a negare alcune di queste.
Spesso, infatti, si presenta una necessità tipica dell’essere umano: nascondere ciò che è scomodo. Un po’ come se ci fosse della polvere da nascondere sotto al tappeto, per salvaguardare l’apparenza e il proprio benessere psicologico.
A volte è meglio non vedere…oppure no?
Quando sentiamo che vi è qualcosa di scomodo con i nostri vissuti o con le nostre emozioni, una delle reazioni più tipiche dell’essere umano è quello di cercare di non voler vedere ciò che per noi è “scomodo”. Un po’ come se volessimo nascondere sotto il tappeto di casa tutta la polvere. È una reazione di “sopravvivenza” quasi, una difesa, o meglio una negazione. A volte è più semplice nascondere che guardare, perché ciò implica un salto nel vuoto e quindi una buona dose di coraggio e forza, rispetto che vedere che guardare quella polvere fastidiosa.
Talvolta può dipendere da un meccanismo acquisito, uno schema che si ripete. Si tratta di una tendenza a negare una difficoltà percepita. Ma cos’è la negazione?
La negazione come meccanismo di difesa
La negazione è uno dei meccanismi di difesa più comuni utilizzati da una Persona principalmente per proteggersi da realtà considerate dolorose o scomode. Quando affrontiamo situazioni che ci mettono a disagio o che ci fanno sentire vulnerabili, la nostra mente può attivare un sistema di protezione che cerca di salvaguardare il nostro equilibrio psicologico. È come se, di fronte a una minaccia, il nostro cervello decidesse di chiudere gli occhi per evitare di vedere qualcosa che considera troppo difficile da affrontare in quel momento.
Negare un problema però non lo fa sparire, ma piuttosto lo nasconde temporaneamente, proprio come quando si nasconde la polvere sotto al tappeto. Tuttavia, col passare del tempo, quella polvere inizia ad accumularsi e diventa sempre più difficile ignorarla e procrastinare. Questo accumulo, dal punto di vista psicologico, può portare a sviluppare stress, ansia, e a una crescente sensazione di disagio che, alla fine, ci costringe a confrontarci con la realtà nella maniera più dura possibile.
La negazione nelle diverse teorie psicologiche
La negazione, come meccanismo di difesa, è stata esplorata da diverse scuole di pensiero psicologico, ognuna delle quali ha offerto una prospettiva unica su questo fenomeno. La psicoanalisi, fondata da Sigmund Freud, è probabilmente la più nota per aver sviluppato in modo esteso il concetto di negazione. Per Freud, la negazione era una delle difese fondamentali che l’Io utilizza per proteggersi da impulsi e pensieri inaccettabili. Quando un individuo si trova di fronte a una realtà troppo dolorosa da accettare, l’Io può scegliere di negarla, rifiutando inconsciamente di riconoscere la sua esistenza. Questo processo permette di evitare temporaneamente il conflitto interiore, mantenendo però i problemi irrisolti.
La psicologia cognitiva, invece, interpreta la negazione come un errore di pensiero o una barriera contro la dissonanza cognitiva. Secondo questa prospettiva, la negazione si verifica quando le persone interpretano la realtà in modo errato o illogico, spesso per evitare il disagio emotivo.
Infine, nelle teorie umanistiche, la negazione è vista come una difesa della struttura del Sé. Carl Rogers, definisce la negazione che si presenza in quelle esperienze che vengono percepite come incongruenti rispetto alla Struttura del proprio Sé: la negazione difende il Sé da questa minaccia negandone un’espressione cosciente.
Nascondere la polvere sotto al tappeto nella vita quotidiana: conseguenze
Nascondere i problemi sotto al tappeto può sembrare una soluzione facile e veloce, ma le conseguenze a lungo termine possono essere significative. Immaginiamo una persona che nega costantemente il proprio stress lavorativo. All’inizio, può sembrare che ignorare i segnali di malessere psicologico funzioni, ma con il tempo, questa strategia rischia di portare a un burnout completo, con effetti devastanti sulla salute mentale e fisica.
La negazione, inoltre, può influire negativamente sulle relazioni interpersonali. Se una persona si rifiuta di riconoscere i problemi all’interno di una relazione, sia essa sentimentale, amicale o familiare, queste difficoltà non faranno che aumentare. Ignorare i conflitti o i disagi può portare a incomprensioni, risentimenti e, in ultima analisi, a rotture che potrebbero essere state evitate se si fosse affrontato il problema fin dall’inizio. La negazione, quindi, non solo danneggia chi la pratica, ma può anche avere ripercussioni su chi le sta vicino.
La negazione, inoltre, può limitare la crescita personale. Accettare e affrontare le difficoltà è un passo fondamentale per lo sviluppo e il cambiamento. Quando neghiamo un problema, ci priviamo della possibilità di imparare da esso e di crescere come individui. È come se ci impedissimo di evolvere, restando intrappolati in uno stato di stasi. La polvere sotto al tappeto, prima o poi, dovrà essere tolta, e, più a lungo aspettiamo, più difficile sarà portare a termine il compito.
Come affrontare il meccanismo di difesa della negazione nella vita quotidiana?
Affrontare la negazione è un processo che richiede consapevolezza e impegno. Il primo passo è riconoscere quando stiamo nascondendo qualcosa a noi stessi. Può essere utile fermarsi a riflettere su quali situazioni tendiamo a evitare o minimizzare. Chiedersi onestamente: “Sto ignorando qualcosa che merita la mia attenzione?” è un buon punto di partenza. Essere consapevoli di questa tendenza ci permette di iniziare a smontare il meccanismo della negazione.
Una volta riconosciuta la negazione, è importante avvicinarsi alla situazione con gradualità. Non è necessario affrontare tutto in una volta, bensì è fondamentale procedere per gradi, secondo i propri ritmi. Ogni piccolo passo verso la consapevolezza e l’azione contribuisce a ridurre la paura e l’ansia associata alla situazione negata.
Fondamentale diventa quindi cercare supporto. Affrontare le difficoltà da soli può essere estremamente difficile, soprattutto quando si tratta di qualcosa che abbiamo negato per lungo tempo. Parlare con amici, familiari o uno psicologo può fornire il sostegno emotivo necessario per affrontare la realtà. Avere qualcuno con cui condividere il peso delle nostre paure e preoccupazioni può fare una grande differenza, permettendoci di guardare sotto al tappeto senza sentirci sopraffatti.
E ora che so cosa c’è sotto al tappeto cosa me ne faccio?
Questa tendenza a voler nascondere ciò che per noi è scomodo e a non volerla affrontare spesso può nascondere una diversa chiave di lettura. Spesso si vive nella convinzione di non poter o non saper affrontare quel cumulo di polvere sotto al tappeto, quei pensieri e quelle emozioni scomode. E se in realtà fossimo in grado non solo di guardare quella polvere, ma anche toglierla da sotto il tappeto? Anche perché, in fondo, sono solo granelli di polvere: perché sentirsi turbati da questi? Cosa potrebbe accadere se guardassimo sotto al tappeto? E se non fosse così spaventoso ciò che ci aspettiamo di trovare?
Noi siamo il risultato di ciò che abbiamo vissuto, ma le nostre esperienze non ci definiscono in maniera assolutistica. La vita scorre e noi non possiamo fermarla, anzi dobbiamo ricordarci che siamo progettati per sopportare i cambiamenti. Spesso ci si sente sopraffatti, ci si sente piccoli davanti a quel tappeto che nasconde quella polvere scomoda.
Tutto è temporaneo. Tutto cambia. È la natura umana. Anche se può fare male, tu sei il risultato di tutte queste esperienze e ognuna di loro ti lasciato qualcosa di bello.